Come mettersi in proprio

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Come mettersi in proprio senza paura del fisco

Mettersi in proprio per fondare un’azienda o diventare libero professionista è il sogno di tanti lavoratori dipendenti e di altrettanti giovani alla prima esperienza lavorativa.

Le motivazioni che spingono ad avviare un’attività imprenditoriale sono le più svariate: la necessità di inventarsi il lavoro, migliorare le condizioni economiche, il desiderio di indipendenza, la volontà di fare la differenza in ambito sociale, assecondare le proprie passioni personali e la creatività.

Tuttavia, insieme all’entusiasmo e alla voglia di fare, si affacciano alla mente del potenziale imprenditore dubbi e incertezze sulla validità dell’idea, sulle procedure da rispettare, sui tempi di attuazione.

Tra gli adempimenti in fase di apertura, c’è un argomento tra tutti che genera particolare apprensione: il fisco. Purtroppo, troppi luoghi comuni ruotano attorno a questo tema e ne fanno, a torto, un ostacolo insormontabile. 

Invece, dobbiamo comprendere che gli adempimenti burocratici e le scadenze fiscali sono da considerare attentamente come parte integrante della propria attività. 

Si tratta di una questione di gestione aziendale.

Pensiamo alle aziende di successo in tutti i settori, dalle piccole realtà artigianali fondate per far fruttare le proprie capacità artistiche e creative, ai mestieri storici come l’idraulico o il meccanico, ai servizi di assistenza alla persona, alle start up innovative tecnologiche, ai freelance, a tutte le imprese dell’eccellenza made in Italy. 

Aziende che lavorano, hanno un buon giro d’affari, possono affrontare momenti di difficoltà  e superano anche le crisi economiche più difficili.  Anzi, ci sono attività avviate proprio nei periodi di crisi, quando le dinamiche cambiano e si riesce a cogliere nuove opportunità.

Le aziende di successo operano nello stesso paese, sono sottoposte alle stesse leggi di mercato e allo stesso sistema fiscale. Non esiste la ricetta per l’azienda infallibile, ma c’è una cosa che le imprese e i lavoratori autonomi di successo hanno in comune: una buona organizzazione.

Organizzare e pianificare la propria attività

Per avviare una nuova attività, è fondamentale ottenere le giuste informazioni e valutare attentamente tutte le condizioni.

Mettersi in proprio richiede una precisa pianificazione a tutti i livelli. Più organizziamo, meno ostacoli avremo davanti a noi. Più ci prepariamo, più sarà facile superare le difficoltà. Questo atteggiamento è sempre necessario, sia per grandi società di capitali che per piccoli creativi freelance.

Senza farsi scoraggiare né cedere a facili entusiasmi, cerchiamo di ottenere un quadro veritiero e il più possibile obiettivo della nostra situazione, dei nostri mezzi e delle possibilità offerte dal mercato a livello locale, nazionale o internazionale che si addicono al nostro caso.

Gli adempimenti prima e durante la costituzione di una nuova attività sono tanti, ma vogliamo qui sottolineare 4 passi fondamentali.

1 – Delineare il progetto

Il primo passo per mettersi in proprio è delineare un progetto di impresa. Non parliamo di un documento ufficiale, ma piuttosto di una bozza che evidenzia i punti cardine della nostra futura azienda.

Il progetto sarà più o meno articolato in base alle dimensioni della nuova attività imprenditoriale o libera professione, ma non deve essere mai trascurato.

Mettere nero su bianco l’idea imprenditoriale, i nostri obiettivi e come fare per ottenerli, è fondamentale per fare chiarezza e individuare eventuali lacune e difficoltà, permettendo di agire proprio dove serve.

Come funziona la mia attività? Quante persone ci lavorano? Come la pubblicizzo? Come e dove trovo i clienti? Quanto costa affittare una sede o negozio? Ho bisogno di attrezzature, macchinari o arredi? A quanto vendo i miei prodotti, servizi o consulenze?

Forse conosciamo il nostro settore perché già ci lavoriamo come dipendenti, per cui sarà più facile attingere alle informazioni, oppure si tratta di un campo completamente nuovo perché vogliamo cambiare mestiere e dovremo lavorare un po’ di più per capire come funziona. 

Ciò che conta in questa fase, è delineare un progetto d’impresa con considerazioni pratiche e il più possibile realistiche per il nostro settore. E’ così che la nostra attività inizia a prendere forma.

Il progetto sarà utile per lo sviluppo del futuro business plan, che in base alle nostre competenze, potremo stilare da soli, o con la consulenza di un professionista.

2 – Finanziamenti, prestiti e agevolazioni

Grazie al progetto, possiamo capire grosso modo qual è la somma necessaria per avviare l’attività e mantenerla per i primi anni. Mettersi in proprio in alcuni settori può richiedere ingenti investimenti, mentre in altri casi si può avviare un’attività a costo zero (o quasi).

In questa fase dobbiamo stabilire quanti soldi servono per finanziare la nuova attività e di conseguenza dove trovare i fondi.

Ci sono opportunità di finanziamento a livello nazionale o regionale? Quali sono i contributi per l’imprenditoria femminile, per le imprese green o per le start-up innovative? Se non ottengo finanziamenti agevolati, posso chiedere un prestito alla banca?

Le tipologie di finanziamento sono tantissime e sono legate alla nostra situazione specifica, nel settore in cui operiamo. Bisogna vagliare ogni possibilità e farci un’idea delle fonti a cui possiamo attingere e in che misura.

3 – Scegliere la forma giuridica

Scegliere la forma giuridica adatta alla propria attività è un passo essenziale per partire con il piede giusto ed evitare molti problemi.

A grandi linee dividiamo le aziende in ditte individuali e società.

Aprire una ditta individuale è indispensabile per i liberi professionisti e per gli imprenditori che sono gli unici titolari. Ma in alcuni casi potrebbe rivelarsi una scelta migliore una Srl a socio unico per tutelare il patrimonio del titolare.

Le società a loro volta si distinguono in società di persone (Sas e Snc) e società di capitali (Srl,  Spa). Le società di capitali sono più costose in fase di costituzione, ma garantiscono la protezione totale del patrimonio dei soci.

Unitamente alla forma giuridica bisogna scegliere il regime fiscale che può essere ordinario, semplificato o forfetario. 

In molti casi, soprattutto quando si dispone di un budget ridotto,  la scelta della forma giuridica e del regime fiscale è quasi obbligata, ma entrambe si possono modificare nel tempo, per cui è importante scegliere quella più idonea e conveniente al momento dell’apertura della partita Iva.

Per conveniente non intendiamo solo un semplice calcolo dei costi di apertura, ma le conseguenze sulle imposte, i contribuiti previdenziali e il rischio patrimoniale.

4 – Scegliere un ottimo commercialista

Rivolgersi al commercialista solo dopo aver preso tutte le informazioni, avere almeno una bozza del progetto, un’idea generale della nostra organizzazione, e forse della forma giuridica, è un’ottima mossa.

Questo ci permette di fare le domande giuste e chiedere aiuto per risolvere questioni poco chiare o sviscerare argomenti che non riusciamo a capire.

Al contrario andare dal commercialista solo per aprire la Partita Iva e affidargli mansioni amministrative e scadenze fiscali è un errore comune.

Il commercialista dovrebbe essere considerato come un partner della nostra attività, per questo dobbiamo assolutamente rivolgerci a un consulente che possa sostenerci già nel momento della progettazione.

Anche se abbiamo fatto bene i compiti e siamo giunti alle nostre conclusioni, un bravo consulente sarà in grado di confermare quello che pensiamo oppure mettere in luce eventuali difetti. 

Consigliare una forma giuridica invece che un’altra, orientarci verso finanziamento agevolati di cui non siamo a conoscenza, inquadrare il regime fiscale più vantaggioso, stilare un business plan ufficiale e tanti altri adempimenti che non possiamo affrontare da soli o sui quali abbiamo grossi dubbi, sono tutti compiti da affidare a un professionista.   

Ancora più importante, dopo l’apertura della nostra attività, un consulente che si pone come soggetto attivo può seguirci in tutto il percorso, aggiornarci sulle novità e sui cambiamenti, notare prima di noi eventuali criticità nella gestione  e suggerire modifiche, per esempio nella forma giuridica o nel regime fiscale, quando se ne presenterà la necessità e la convenienza. 

In questo modo possiamo concentrarci sul nostro lavoro e la nostra azienda, lasciando che il commercialista faccia il suo, senza permettere che fisco e contributi assorbano le nostre energie (e i nostri capitali).

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